BIOGRAFIA
Trento, 2017
Breccia e lo scultore Greco.
Galleria Maitani, Orvieto, 1981
Uno Mattina, RAI, 2004
Montecarlo, 2014
Breccia nel suo studio. Roma, 2014
Breccia nel suo studio. Roma, 2015
Pier Augusto Breccia nasce a Trento il 12 Aprile 1943. Entrambi i genitori lavorano nel settore ospedaliero: chirurgo il padre e infermiera capo-sala la madre. Dopo una breve permanenza a Porano, paese originario della famiglia paterna, Pier Augusto si trasferisce a Roma dove trascorrerà la maggior parte della sua vita.
Breccia studia al liceo classico Giulio Cesare di Roma, dove matura quel profondo interesse per gli studi umanistici che lo accompagnerà per il resto della vita. Le sue capacità brillano sin dalla giovanissima età. A quattordici anni, scopre la Divina Commedia che studia di sua iniziativa e subito dopo, attratto dalla filosofia e dalla mitologia greca, traduce per l’editore Signorelli l’“Antigone” e il “Prometeo legato”. Ancora nella fase adolescenziale, traduce i “Dialoghi” di Platone, che gli fanno conoscere Socrate, uno dei suoi più grandi maestri. Completati gli studi liceali, sebbene la sua conoscenza dei classici vada ben oltre quella dei suoi coetanei, Pier Augusto prosegue il percorso di studi in direzione diversa dalla vocazione giovanile.
Nel 1961, Breccia segue le orme paterne e si iscrive alla facoltà di medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, inaugurata quello stesso anno a Roma, e nel luglio del 1967, viene selezionato per ricevere la prima laurea della nuova facoltà. Conseguita una borsa di studio, si specializza in Urologia e allo stesso tempo comincia a far pratica al Policlinico Gemelli di Roma; si specializza poi in Chirurgia Generale e successivamente in Chirurgia Cardiovascolare. Nel 1969, sposa Maria Antonietta Vinciguerra e ha due figli.
Nei primi anni Settanta, la sua dedizione alla cardiochirurgia lo porta a Stoccolma, al Centro di Chirurgia Toracica e Cardiovascolare Karolinska, dove lavora sotto la supervisione di V. Björk, inventore della valvola cardiaca. Nel 1979, diviene Professore Associato e docente clinico in Chirurgia Generale al Policlinico Gemelli. Nel corso degli anni Settanta, Breccia esegue oltre mille interventi a cuore aperto e pubblica più di cinquanta articoli in riviste mediche.
È l’estate del 1977, quando Pier Augusto scopre in modo del tutto casuale un inaspettato talento disegnativo e, affascinato dalla nuova scoperta, comincia a far pratica nei ritagli di tempo. Tuttavia, nei due anni successivi, il disegno rimane niente più che un hobby. È solo nel 1979, dopo la morte di suo padre, che il talento disegnativo matura improvvisamente in una “cifra pittorica” del tutto personale. Il profondo interesse per i classici dell’età giovanile, maturato da un’esperienza di umanità di quindici anni di professione medica, riemerge.
Nel 1981, Cesare Vivaldi, direttore della Accademia di Belle Arti di Roma, presenta ad Orvieto l'opera prima di Breccia. Qui Pier Augusto conosce lo scultore Emilio Greco, uno dei suoi primi sostenitori nel passaggio dalla medicina all'arte. Tra l’81 e l’83, Breccia presenta le sue opere in otto personali e il suo nuovo impegno come artista diviene così intenso che nell’agosto del 1983 prende un periodo di aspettativa dalla professione medica.
Nel biennio seguente, lo stile artistico, che Breccia definisce “ideomorfico”, si delinea con maggior chiarezza, così come il pensiero filosofico, presentato nell’84 nel libro “L’Eterno Mortale”. Nel 1985, Breccia pone fine alla carriera medica e si dimette dal Policlinico Gemelli. In quello stesso anno Aldo Gucci organizza la prima mostra dell'artista a New York, che diviene la dimora permanente di Breccia sino al 1996.
Durante il soggiorno americano, Breccia espone in varie città degli Stati Uniti (New York, Columbus, Santa Fe, Miami and Houston, ecc.) e con regolarità continua ad esporre in Italia. In questo periodo, i volumi dei primi disegni a matita si trasformano in profondissimi spazi su imponenti tele ad olio.
Una profonda amicizia con il filosofo Rosario Assunto aiuta Breccia a riesaminare la sua cifra pittorica in un contesto filosofico più rigoroso. La collaborazione tra Breccia e Assunto prende forma nel libro ‘‘Animus-Anima’’ del ‘92, introdotto da Assunto, un monumentale volume di immagini e riflessioni che mostrano la forte sintonia tra il pensiero di Breccia e l’ermeneutica di Jasper.
Nel 1996, il crescente coinvolgimento con musei italiani ed europei riporta Breccia in Italia che in quell’anno inaugura il suo nuovo studio-atelier, i cui ampi spazi gli permettono di lavorare su tele di grandi dimensioni.
La produttività artistica continua con intensità anche quando le condizioni di salute peggiorano. Nel 1999 Breccia ha un attacco di cuore; la convalescenza è breve e in quello stesso anno pubblica ‘‘L'altro libro’’, una raccolta di opere, pensieri e racconti visionari prodotti nel decennio americano. Breccia prosegue il suo impegno in una serie di personali, la più imponente delle quali è tenuta nel 2002 al Vittoriano, dove vengono presentate novanta opere di grandi dimensioni.
Nel 2004, Breccia pubblica il suo manifesto artistico, “Introduzione alla pittura ermeneutica” e negli anni seguenti, malgrado le precarie condizioni di salute, mantiene il suo impegno con gallerie e musei.
La salute si aggrava ulteriormente nel 2010, quando Breccia ha un secondo attacco di cuore, che condizionerà il “furor’’ degli anni precedenti. Il 17 Novembre 2017, due settimane dopo la chiusura della sua mostra di Trento, Breccia ha un attacco di cuore nel suo studio a Roma; viene portato al Policlinico Gemelli, quello stesso ospedale in cui quaranta anni prima era stato uno dei pionieri della cardiochirurgia. Il 20 Novembre 2017, Pier Augusto Breccia muore all’età di settantaquattro anni. Nella sua carriera di artista, iniziata all’età di trentasei anni, Breccia ha tenuto circa ottanta mostre personali in Europa, Stati Uniti e Russia.